Sala cinese

Sala cinese – Palazzo Averoldi

 

La “Sala Cinese”, così chiamata per via del tema iconografico che vi si svolge, venne interessata da due interventi decorativi diversi: il primo si svolse intorno al 1788 per opera di Saverio Gandini, il secondo fu invece affidato dalla famiglia Chizzola a Giuseppe Teosa, che vi lavorò nel  1796.
Questo ambiente rappresenta un unicum all’interno della tradizione pittorica bresciana, pur collocandosi all’interno del fenomeno orientaleggiante che interessò la cultura europea già dal finire del XVII secolo

La parte inferiore delle pareti è dipinta in grisaille con riquadri a grottesche realizzati intorno al 1788 da Saverio Gandini, responsabile anche del fregio superiore e dei riquadri in monocromo del soffitto, dipinti con girali d’acanto e figure tratte dal repertorio delle grottesche. L’intervento neoclassico venne successivamente modificato con l’inserimento dei pannelli lignei ad imitazione della lacca animati da figure ed animali in stile orientale, resi in oro su sfondo verde, che rivestono le pareti e si inseriscono con equilibrio negli spazi tra le porte,le finestre e le specchiature. Questi pannelli, ritenuti da Lechi come originali (Lechi 1974, p.321), furono verosimilmente realizzati da manifatture veneziane o milanesi, dove motivi cinesi venivano già riprodotti ad esempio nelle maioliche settecentesche di Pasquale Rubati o Felice Clerici (Cretella 2016, p.142).
Quattro sopraporta, dipinti su tela da Giuseppe Teosa, mostrano le vicende di una giovane coppia orientale: un corteo nuziale, un rito religioso, un banchetto ed una cerimonia del tè ambientata in un giardino.
Il racconto prosegue anche nel soffitto piano, occupato da un telero, sempre opera del Teosa, raffigurante ilcorte nuziale. Lo spazio circostante ospita, oltre ai già citati riquadri del Gandini, sei pannelli imitanti lacche cinesi dipinti con gli stessi motivi delle pareti.

 

Edoardo Lo Cicero

 
Datazione: da: 1788 a: 1796
 
Bibliografia

Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol.3: Il Cinquecento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1974, p. 321;

Marco Tanzi, Aspetti della pittura neoclassica in Lombardia tra Rivoluzione e Restaurazione: Giuseppe Manfredini(1789-1815), in “Ricerche di storia dell’arte”, n. 26, 1985, pp. 83;

Bernardo Falconi, Brescia. L’estro della decorazione neoclassica e romantica (1780-1862), in Ottocento Lombardo, arti e decorazioni, a cura di F. Mazzocca, Milano 2006, pp. 186;

Giuseppe Merlo, “Libro Fabbrica in Brescia a S.ta Croce”: il cantiere neoclassico dei nobili Chizzola a palazzo Averoldi (1788-1791), in “Paragone Arte”, n. 103, 2012, pp. 58;

Stefania Cretella, La grande stagione neoclassica a Brescia: il rinnovamento di palazzo Averoldi, in “Ricche Minere”, n.3, 2016, pp. 138-142;

Stefania Cretella, Palazzo Averoldi, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, p. 100.

 
Informazioni sul palazzo
Palazzo Averoldi, ora sede del Rotary Club
Brescia

Elenco immagini:

Giuseppe Teosa, Saverio Gandini, Decorazione della volta e delle pareti, 1788-1796


 

Giuseppe Teosa, Saverio Gandini, Decorazione della volta, 1788-1796


 

Dettaglio pannello ligneo della parete meridionale, 1796


 

Giuseppe Teosa, Rito religioso, 1796


 

Giuseppe Teosa, Banchetto nuziale, 1796


 

Giuseppe Teosa, Cerimonia del tè, 1796


 

Giuseppe Teosa, Corteo nuziale, 1796