Chiesa di San Sebastiano

Chiesa di San Sebastiano




Città:
Mantova

Provenienza:
Mantova, San Sebastiano (fino al 1884); Mantova, palazzo Accademico (dal 1884 al 1922); Mantova, palazzo Ducale (dal 1922 al 1991); Mantova, San Sebastiano (dal 1991)

Autore:
Bernardino Argenti (?)

Titolo:

Madonna col Bambino tra i santi Sebastiano e Fabiano

Tecnica e misure:
pittura murale strappata e montata su alveolare, 300x220 cm

Ubicazione:
Mantova, palazzo san Sebastiano

Inventario:
inv. generale 11514

Restauri:

1884 stacco dell’opera, estrattista ignoto
1884 restauro di Giuseppe o Luigi Steffanoni;
1972 restauro di Assirto Coffani (ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546);
1975 restauro di Assirto Coffani (ASoMn, anno finanziario 1975, Restauro opere d’arte);
1988 restauro di Coffani Restauri

L’affresco proviene dalla facciata del tempio albertiano di San Sebastiano, dove rimase fino al 1884, quando la chiesa fu consegnata al Genio Militare che ne utilizzava l’annesso convento come caserma; qui è ricordato, per esempio, da Cadioli, che nel 1763 scrive: «Alla sommità della facciata di essa Chiesa v’ha un dipinto a fresco, rappresentante la Madonna con s. Sebastiano, ed altri Santi, ch’è opera del nostro Mantegna» (Cadioli 1763, p. 91); diversi altri autori della letteratura periegetica locale riportano la medesima informazione (Antoldi 1816, p. 34; Pungileoni 1817-1821, II (1818), p. 16; Susani 1818, p. 75; Antoldi 1821, p. 69; Soresina 1829, p. 75; Susani 1830, p. 80; Valery 1831, p. 264).
Il murale venne strappato nel 1884 da Steffanoni (Giuseppe, secondo la documentazione in ASMn, Prefettura, a. 1885, fasc. 51, e in ASCMn, tit. X-3-4, fasc. 1883-1900; Luigi, secondo Intra 1896, p. 101) e acquisito dal Museo Patrio; giunto in palazzo Ducale nel 1922 (Tamassia 1996, p. 61), doveva già essere ricollocato sulla facciata della chiesa nel 1923, ma venne infine restituito al tempio di San Sebastiano solo nel 1991 (ASoMn, pos. XIII; cfr. L’Occaso 2011, p. 124).
Già Antoldi nel 1821 commentava le precarie condizioni dell’affresco, a detta dell’autore «danneggiato dal tempo» (Antoldi 1821, p. 69); e in effetti le condizioni della pittura al momento dello strappo dovevano presentarsi molto drammatiche se, solo l’anno precedente, nel 1883 Intra parlava di “reliquie dell’affresco” (Intra 1883, p. 99). Nel volume dedicato al restauro della chiesa di San Sebastiano del 1932, Schiavi riportava che «L’affresco strappato per cura del Municipio da Luigi Stefanoni nel 1884 e riportato su tela, è oggi così ammalorato che non solo riesce difficile verificare la esattezza dell’attribuzione tradizionale, ma nemmeno riconoscere le linee generali del dipinto che, nella composizione sembra ricordare la Madonna della Vittoria. Fu perciò lasciato nel salone degli affreschi del Castello di San Giorgio ove era ricoverato da quando vi trovarono degna collocazione le collezioni comunali del periodo del Rinascimento» (Schiavi 1932, pp. 10 e 43).
La Vergine, con il Bambino in piedi sulle ginocchia, siede su un alto trono; a sinistra è san Sebastiano, legato a una colonna, e sulla destra un santo vescovo, con ogni probabilità Fabiano (Celestino secondo Ozzola 1949, n. 310). In basso, quasi impercettibili, sono le figure dei due committenti: a lungo e a torto ritenuti Ludovico Gonzaga e la moglie Barbara, sono invece Francesco II e probabilmente Isabella d’Este (cfr. Marelli 1994, p. 537 n. 139).
L’affresco si trova attualmente allo stato larvale (fig. 1); non sono ben chiare le cause che provocarono il degrado del dipinto. A tal proposito, Marelli recupera una interessante testimonianza del pittore mantovano Giuseppe Razzetti, che scrive: «Per venire poi allo stato in cui si trova al presente essendo stato questo dipinto eseguito sopra una tela impressa a gesso, quando fu manomesso si staccò in modo l’imprimitura ed insieme il dipinto, che ora non ci resta quasi che la nuda tela, a riserva di qualche testa d’angelo nella parte superiore talché non potrebbe essere più suscettibile a restauro al vero» (Archivio Storico Diocesano Mantova, Fondo San Barnaba; busta XI: San Sebastiano e San Maurizio, 22 agosto 1852; cfr. Marelli 1994, pp. 538-539 n. 139).
Successivamente allo stacco e al ricovero presso le collezioni di Palazzo Ducale, l’affresco subì un primo intervento di restauro nel 1972; all’interno della relazione consegnata con la perizia di spesa, il restauratore Coffani esprimeva preoccupazione per «opere che hanno un notevole interesse per la storia della pittura murale a Mantova nei secoli XV e XVI, il cui stato di conservazione è però assai precario» e, concludeva, «gli affreschi si presentano infatti con la superficie pittorica alterata da muffe e salnitro e in vaste zone anche sollevata dal suo supporto. È pertanto indispensabile eliminare dai predetti affreschi tutte le materie estranee che ne provocano il progressivo deterioramento e infine applicare i medesimi su supporti rigidi in metallo leggero, appositamente studiati per la conservazione degli affreschi staccati» (doc. 1). L’occasione di questo primo intervento dovette gettare luce sul dipinto, tanto che pochi anni dopo, nel 1975, esso fu oggetto di un secondo intervento conservativo; a tal proposito, il medesimo restauratore Assirto Coffani, riportava che «Nel gruppo [degli affreschi da restaurare] è compreso anche un grande affresco, raffigurante la Madonna in trono tra i santi Celestino e Sebastiano, che fu barbaramente strappato dalla facciata della chiesa albertiana di S. Sebastiano a Mantova all’inizio del secolo. Il carattere stilistico degli scarsi frammenti leggibili dell’affresco è tale da poter attribuire l’opera ad Andrea Mantegna» (doc. 3); proprio l’attribuzione – oggi superata – al grande maestro dovette infatti attirare l’attenzione sulla pittura, che comunque si caratterizzava ancora per uno stato conservativo frammentario e assai precario.
In effetti, a lungo ritenuto d’autografia mantegnesca (cfr., ad esempio, Cadioli 1763) – tesi avvalorata dalla vicinanza della dimora dell’artista alla chiesa di San Sebastiano – l’affresco venne “declassato” ad opera di allievo nel 1901 da Kristeller (Idem 1901, p. 456); più recentemente, secondo Calzona (Idem 1979, pp. 61-62 nota 7) l’affresco, «mai terminato, come traspare dal viso della Madonna ancora a sinopia» è della “scuola del Mantegna” e va datato post 1529, anno in cui la chiesa è consacrata, nonostante l’aspetto “incompiuto” dell’opera si debba forse semplicemente alla caduta di intonaco che fa riemergere la sinopia sottostante. Marelli (Eadem 1994, pp. 536-539 n. 139), suppone che l’affresco possa essere opera di Rinaldo Mantovano, mentre L’Occaso suggerisce che l’autore dell’affresco possa essere Bernardino di Giovanni Argenti (L’Occaso 2011, p. 125).

Elisa Perina



Documenti:

Doc.1
Mantova, 14 maggio 1970. Perizia di spesa firmata dal Soprintendente Giovanni Paccagnini

Relazione: Gli affreschi sopra elencati furono rimossi nella seconda metà del secolo scorso, o all’inizio di questo, da chiese ed edifici mantovani, demoliti o trasformati, e dall’interno del Palazzo Ducale. Si tratta di opere che hanno un notevole interesse per la storia della pittura murale a Mantova nei secoli XV e XVI, il cui stato di conservazione è però assai precario. Gli affreschi si presentano infatti con la superficie pittorica alterata da muffe e salnitro e in vaste zone anche sollevata dal suo supporto. È pertanto indispensabile eliminare dai predetti affreschi tutte le materie estranee che ne provocano il progressivo deterioramento e infine applicare i medesimi su supporti rigidi in metallo leggero, appositamente studiati per la conservazione degli affreschi staccati.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546

Doc. 2
Mantova, 15 gennaio 1972. Fattura emessa dal restauratore Assirto Coffani

Totale delle superfici restaurate: mq. 26. Operazioni eseguite: consolidamento degli affreschi, pulitura della superficie pittorica con eliminazione di ogni materia estranea, intonazione delle lacune, rimozione dei vecchi supporti in tela applicati su telai in legno e riporto su telai rigidi in metallo leggero.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546

Doc. 3
Mantova, 15 gennaio 1972. Perizia si spesa firmata dal Soprintendente Giovanni Paccagnini

Con il restauro dei ventisei dipinti, oggetto della presente perizia, è pressoché completata la revisione di tutti i dipinti della pinacoteca di Palazzo Ducale. Si tratta, per la maggior parte, di opere di scuola mantovana dei secoli XVII e XVIII, ma vi sono anche alcuni ritratti di scuola ferrarese e veneta della fine del sec. XVI. Nel gruppo è compreso anche un grande affresco, raffigurante la Madonna in trono tra i santi Celestino e Sebastiano, che fu barbaramente strappato dalla facciata della chiesa albertiana di S. Sebastiano a Mantova all’inizio del secolo. Il carattere stilistico degli scarsi frammenti leggibili dell’affresco è tale da poter attribuire l’opera ad Andrea Mantegna. Gli interventi di restauro proposti sono indispensabili per la conservazione dei dipinti suelencati.
ASoMn, anno finanziario 1975, Restauro opere d’arte



Bibliografia:

F. Antoldi, Guida pel forestiere che brama conoscere le più pregevoli opere di belle arti nella città di Mantova, Mantova 1816; L. Pungileoni, Memorie istoriche di Antonio Allegri detto il Correggio, I-III, Parma 1817-1821; G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture sculture ed architetture di Mantova e de’ suoi contorni, Mantova 1818; F. Antoldi, Guida pel forestiere che brama di conoscere le opere più pregevoli di Belle Arti nella città di Mantova, Mantova 1821; [B. Soresina], Mantova descritta nella primitiva sua forma e nei successivi ingrandimenti fino allo stato attuale ad uso di Guida ad osservare quanto v’è di spettabile pel cittadino e pel forestiere, Mantova 1829; G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture, sculture, architetture ed altre cose particolari di Mantova e de’ suoi contorni, Mantova 1830; M. Valery, Voyages historiques et littéraires en Italie, pendant les années 1826, 1827 et 1828, ou l’Indicateur Italien, II, Paris 1831; C. D’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, I-II, Mantova 1857-1859; G. Frizzoni, Di alcune insigni opere di scultura del XV e del XVI secolo esistenti in Mantova, in «Giornale di Erudizione artistica», Perugia 1873, estratto; G.B. Intra, Mantova ne’ suoi monumenti di storia e d’arte. Guida della città e de’ suoi dintorni, Mantova 1883; P. Kristeller, Andrea Mantegna, London-New York-Bombay 1901; A. Schiavi, Il restauro della chiesa di S. Sebastiano di Leon Battista Alberti in Mantova, Mantova 1932; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 210 illustrazioni, Cremona, 1949; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 212 illustrazioni, Mantova 1953; A. Calzona, Mantova città dell’Alberti. Il San Sebastiano: tomba, tempio, cosmo, Parma 1979; I. Marelli, scheda in Leon Battista Alberti, catalogo della mostra a cura di Joseph Rykwert e Anne Engel (Mantova, 1994), pp. 536-539 n. 139; L.O. Tamassia, I Musei Civici di Mantova, 1996; S. L’Occaso, Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Catalogo Generale delle collezioni inventariate. Dipinti fino al XIX secolo, Mantova 2011, pp. 124-125, cat. 74.



Elenco immagini:

1. L’opera nelle attuali condizioni conservative.


 

2. Fotografia scattata a luce radente.


 

3. L’affresco pubblicato in I. Marelli, scheda in Leon Battista Alberti, a cura di Joseph Rykwert e Anne Engel, catalogo della mostra (Mantova, 1994), p. 537.