Casa Hannau in via Pomponazzo

Casa Hannau in via Pomponazzo




Città:
Mantova

Provenienza:
Mantova, casa Hannau in via Pomponazzo (?) (fino a prima del 1904); Mantova, palazzo Ducale (da prima del 1904).

Autore:
Scuola veronese, inizio del XV secolo (?)

Titolo:

Madonna col Bambino tra i santi Cristoforo e Sebastiano

Tecnica e misure:
, pittura murale strappata e montata su alveolare – 119,8x249,6 cm

Ubicazione:
Museo di Palazzo Ducale

Inventario:
inv. generale 11518; inv. statale 676 e 682

Restauri:

Prima del 1904 probabile data di stacco
1940 restauro di Arturo Raffaldini (ASoMn, esercizio finanziario 1939/1940, pos. 3, Restauro ad opere d’arte);
1972 restauro di Assirto Coffani (ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546);
1993-1994 restauro di Marcello Castrichini;
1998 restauro del Laboratorio della Soprintendenza

I frammenti di pittura murale con la Madonna col Bambino tra i santi Cristoforo e Sebastiano (fig.1) sono stati per lungo tempo ritenuti parte della decorazione della demolita chiesa di San Domenico a Mantova; nel 2005, Stefano L’Occaso ha invece identificato i tre lacerti come la decorazione che secondo Achille Patricolo doveva probabilmente trovarsi presso casa Hannau in via Pomponazzo, zona dell’antico ghetto ebraico mantovano: «[Vidi] un importante trittico, disgraziatamente mutilato nonché [sic] tratti di decorazione parietale interessanti e segnati colla data 1473, da una casa di proprietà del sig. Hannau in via Pomponazzo [sic]. Furono scoperti nella demolizione di una volta» (Patricolo 1904; L’Occaso 2005). Sempre Patricolo ricordava che le pitture erano state staccate e in seguito trasportate in Palazzo Ducale, dove quindi si dovevano trovare già all’inizio del Novecento.
La pittura murale, costituita da tre frammenti diversi, è stata oggetto di diverse campagne di restauro volte a preservare il delicato strato pittorico che, come si può evincere da una fotografia storica probabilmente risalente all’epoca dello strappo, doveva trovarsi in uno stato di grande precarietà conservativa (fig. 2); il certificato di collaudo firmato dal soprintendente Leandro Ozzola nel 1940 ricorda un primo intervento, ad opera di Arturo Raffaldini, durante il quale fu eseguito «il lavoro di consolidamento dei dipinti e della pulitura dei medesimi e del restauro pittorico» (doc. 1). In occasione del medesimo intervento, inoltre, è possibile che il restauratore abbia unito sullo stesso supporto i due lacerti con la Madonna col Bambino e San Sebastiano, che in effetti compaiono inquadrati all’interno di una stessa cornice in una fotografia storica (fig. 3) e che sono menzionati da Ozzola nel 1953 sotto lo stesso numero di inventario – Ozzola non fa accenno al frammento con il San Cristoforo, forse perché in uno stato conservativo estremamente precario (fig. 4) (Ozzola, 1953, p. 7).
Del 1972 è invece un intervento di Assirto Coffani, operato all’interno di una campagna volta a recuperare una serie di affreschi strappati «da chiese ed edifici mantovani, demoliti o trasformati, e dall’interno del Palazzo Ducale»; come si evince dalla perizia di spesa preventiva, le pitture murali si trovavano in uno stato di conservazione «assai precario», «con la superficie pittorica alterata da muffe e salnitro e in vaste zone anche sollevata dal suo supporto» (doc. 2). Si ritenne perciò necessaria una serie di operazioni di ripristino, tra le quali «consolidamento degli affreschi, pulitura della superficie pittorica con eliminazione di ogni materia estranea, intonazione delle lacune, rimozione dei vecchi supporti in tela applicati su telai in legno e riporto su telai rigidi in metallo leggero» (doc. 3; cfr. figg. 5-6).
I tre lacerti vennero definitivamente unificati sullo stesso supporto durante la campagna di restauro del 1993-1994 guidata da Marcello Castrichini (figg. 7-8); la Madonna col Bambino e San Sebastiano e il San Rocco (in realtà San Cristoforo), riconosciuti da Castrichini come «porzioni di un unico affresco della metà del Quattrocento» (Castrichini 1996, p. 17, n. 6), sono invero stati datati al principio del XV secolo da L’Occaso, il quale sostanzialmente concordava con l’antica ipotesi di attribuzione ad una generica “scuola veronese” già avanzata da Leandro Ozzola (cfr. Ozzola 1949; Idem 1950; Idem 1953); L’Occaso confutava così l’autenticità dell’iscrizione che riportava la presunta data (1473) di completamento della decorazione, retrodatando l’esecuzione e ritenendo l’iscrizione «palesemente ripassata, se non integralmente rifatta, da un restauro moderno» (L’Occaso 2011, p. 111).
Grazie anche all’ultimo restauro, operato dalla Soprintendenza nel 1998, allo stato attuale i lacerti si presentano leggibili nel loro complesso; nel catalogo generale delle collezioni di Palazzo Ducale, Stefano L’Occaso riporta tuttavia che: «Lo strappo ha probabilmente depauperato l’affresco: il morellone dietro le figure doveva essere coperto da una cromia blu per il cielo, le frecce del san Sebastiano erano dipinte a secco (la loro traccia è incisa sull’intonaco ma la pittura è persa) e il riposizionamento degli intonaci forse non rispetta l’originaria disposizione» (L’Occaso 2011, p.111).

Elisa Perina



Documenti:

Doc.1
Mantova, 20 gennaio 1940. Certificato di collaudo firmato dal soprintendente Leandro Ozzola

Ho esaminato i dipinti elencati qui a tergo restaurati dal signor Arturo Raffaldini ed ho constatato che il lavoro di consolidamento dei dipinti e della pulitura dei medesimi e del restauro pittorico compiuto è stato eseguito con ogni cura e regola d’arte. Può essere quindi corrisposto al predetto restauratore il compenso convenuto e stabilito di lire duemila (L.2000).
1) Due Madonne trecentesche L.3000
2) Una Madonna 400sca L.150
3) Una Madonna e San Giuseppe 400sca L.150
4) S. Cristoforo – frammento L.150
5) Una Madonna (Costa il Giovane) L.150
6) S. Sebastiano – frammento L.250
7) Madonna con Bambino – affresco del Caroto L.900
ASoMn, esercizio finanziario 1939/1940, pos. 3, Restauro ad opere d’arte

Doc. 2
Mantova, 14 maggio 1970. Perizia di spesa firmata dal Soprintendente Giovanni Paccagnini

Relazione: Gli affreschi sopra elencati furono rimossi nella seconda metà del secolo scorso, o all’inizio di questo, da chiese ed edifici mantovani, demoliti o trasformati, e dall’interno del Palazzo Ducale. Si tratta di opere che hanno un notevole interesse per la storia della pittura murale a Mantova nei secoli XV e XVI, il cui stato di conservazione è però assai precario. Gli affreschi si presentano infatti con la superficie pittorica alterata da muffe e salnitro e in vaste zone anche sollevata dal suo supporto. È pertanto indispensabile eliminare dai predetti affreschi tutte le materie estranee che ne provocano il progressivo deterioramento e infine applicare i medesimi su supporti rigidi in metallo leggero, appositamente studiati per la conservazione degli affreschi staccati.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546

Doc. 3
Mantova, 15 gennaio 1972. Fattura emessa dal restauratore Assirto Coffani

Totale delle superfici restaurate: mq. 26. Operazioni eseguite: consolidamento degli affreschi, pulitura della superficie pittorica con eliminazione di ogni materia estranea, intonazione delle lacune, rimozione dei vecchi supporti in tela applicati su telai in legno e riporto su telai rigidi in metallo leggero.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546



Bibliografia:

A. Patricolo, La Conservazione del Palazzo Ducale e dei Monumenti della Provincia di Mantova dal 1° aprile 1898 a tutto settembre 1903, Mantova 1904; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 210 illustrazioni, Cremona 1949; L. Ozzola, Il Museo d’arte medievale e moderna del Palazzo Ducale di Mantova, Mantova 1950; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 212 illustrazioni, Mantova 1953; M. Castrichini, Pisanello. Restauri e interpretazioni, Todi (Perugia) 1996; S. L’Occaso, Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Catalogo Generale delle collezioni inventariate. Dipinti fino al XIX secolo, Mantova 2011, p. 111, cat. 57-58.



Elenco immagini:

1. L’opera nelle attuali condizioni conservative.


 

2. Il San Cristoforo, prima dell’intervento del 1940 di Arturo Raffaldini.


 

3. La Madonna col Bambino e il San Sebastiano inquadrati in un’unica cornice.


 

4. Il San Cristoforo.


 

5. La Madonna col Bambino e San Sebastiano dopo il restauro del 1972.


 

6. Il San Cristoforo dopo il restauro del 1972.


 

7. La Madonna col Bambino e San Sebastiano durante il restauro del 1993-1994.


 

8. I tre lacerti dopo il restauro del 1993-1994.