Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza, poi Bargnani – ora sede del settore trasporti, edilizia scolastica e interventi sul patrimonio della Provincia di Brescia

Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza, poi Bargnani – ora sede del settore trasporti, edilizia scolastica e interventi sul patrimonio della Provincia di Brescia

La costruzione dell’edificio come residenza della famiglia prese avvio grazie a Gaspare Giacinto Martinengo Colleoni di Pianezza nel 1671 su un primo nucleo di case di proprietà della moglie Chiara Camilla Porcellaga, poi ampliato con ulteriori acquisizioni. La decorazione degli ambienti interni, affidata a maestranze di varia provenienza, iniziò a fine Seicento e proseguì con il figlio Pietro Emanuele nel corso del Settecento. Della fase tardo seicentesca di decorazione pittorica però, ben documentata dalle fonti, non rimane quasi nulla poiché andò perduta o fu rimpiazzata dagli interventi del secolo successivo. Citato nei documenti e legato già in precedenza alle vicende costruttive della fabbrica, Giovan Battista Croppi (o Groppi) fu direttore dei lavori dal 1684 all’inizio del secolo successivo, come testimonia il contratto sottoscritto con Gaspare Giacinto (Archivio di Stato di Brescia, Fondo Martinengo. b. 137, “Fabrica del palazzo di Brescia”; cit. in Massa 2003, pp. 65-66), continuando quanto già costruito a ovest con l’edificazione del corpo meridionale e del corpo principale che dà sulla strada. Il palazzo venne terminato con il completamento dell’ala nord probabilmente sotto la famiglia Bargnani, che lo acquistò nel 1764.

L’edificio ha una pianta a U, formata da un corpo orientale a tre piani e due ali perpendicolari della medesima altezza, disposti attorno a un cortile centrale. Accedendo dall’ingresso principale si entra nell’atrio che dà sulla corte interna: esso è collegato ai piani superiori dell’ala sud tramite lo scalone d’onore e agli ambienti ai piani superiori dell’ala nord tramite una scala secondaria a doppio schema incrociato. Il monumentale prospetto, serrato ai lati da cantonate a punta di diamante in pietra e da tresandelli ora chiusi, presenta una parte mediana sporgente rivestita in pietra su tre ordini sovrapposti, con il portale d’ingresso affiancato da due finestre, corrispondenti a due ambienti laterali, e da due colonne tuscaniche per lato. Esse sorreggono una balconata rettilinea con balaustra in pietra su cui s’impostano le tre portefinestre del salone del piano nobile: quella maggiore, la centrale, è affiancata da due colonne ioniche che sostengono un arco che include un trofeo d’armature, mentre quelle minori hanno timpani curvilinei con mascheroni. Le tre finestre al secondo piano sono affiancate da lesene con protomi umane. La facciata, coronata da un cornicione superiore con modiglioni a volute, è suddivisa da fasce marcapiano, scandita da finestre con cornici in pietra decorate da mascheroni, protomi umane e volute lungo tutto il prospetto, con timpani spezzati al piano nobile. Tale decorazione plastica in pietra ritorna anche sulle ali laterali che affacciano sulla corte interna. Nell’atrio con colonne addossate ai pilastri, nella controfacciata verso il cortile con paraste di ordine gigante e in altri elementi decorativi è stato ipotizzato un intervento di Filippo Juvarra, architetto della corte sabauda con cui la famiglia intratteneva dei rapporti, presente a Brescia nel 1729, che avrebbe operato adattando le proprie soluzioni decorative ad un contesto architettonico già esistente (Brodini 2014, pp. 133-145). Il palazzo, ceduto a Napoleone nel 1813, passò poi al Demanio sotto la dominazione austriaca, al Comune di Brescia e infine all’Amministrazione Provinciale, divenendo sede nel corso di due secoli di diversi istituti scolastici cittadini e recentemente di uffici pubblici.

Il percorso di visita alle sale ornate da dipinti e stucchi inizia dal piano terra dell’ala settentrionale, con due sale contigue decorate nei soffitti con un Trionfo della personificazione allegorica del Giorno e con un Trionfo di Giove, Giunone e Venere. Attraversando l’atrio e spostandosi nell’ala meridionale si incontra un’enfilade di sale con dipinti di scuola bolognese, quali l’Allegoria della Nobiltà di Casa Martinengo e La Concordia abbatte la Discordia. Al piano nobile, in cima allo scalone principale, vi è un susseguirsi di altri ambienti riccamente decorati nelle volte e nelle pareti: la prima sala presenta l’apoteosi di un giovane realizzata da un artista bolognese, quella successiva un Trionfo di Bacco sulla volta di Ferdinando Del Cairo e le pareti decorate con motivi ercolanensi da un artista della bottega di Giuseppe Teosa. Salendo al secondo piano, la volta dello scalone d’onore è dominata dal Trionfo di Apollo e Minerva riconducibile all’ambito di Carlo Innocenzo Carloni. Al centro del piano nobile dell’edificio si trova il salone da ballo a doppia altezza dipinto da Stefano Orlandi in collaborazione con Francesco Monti e bottega, di cui rimangono le quadrature, i medaglioni con le Storie di Romolo e i sovrapporta con episodi della Storia di Romolo e Remo. Proseguendo verso l’ala nord vi sono altre tre sale che rispettivamente presentano una volta dipinta con una Presentazione in Olimpo, un soffitto decorato con quadrature barocchette dei fratelli Giovannini e l’ultima, l’alcova, con la volta dipinta da Francesco Fontebasso che ha raffigurato l’esaltazione di varie figure allegoriche e la caduta del Vizio.

Sara Parisio

 
Bibliografia:

Paolo Guerrini, Una celebre famiglia lombarda. I conti di Martinengo. Studi e ricerche genealogiche, Tipografia F.lli Geroldi, Brescia 1930, pp. 374-375; 392-393; Oreste Foffa, Guida illustrata di Brescia, Apollonio & C., 1932-1935, pp. 85-86; Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 5: Il Seicento, Edizioni di Storia Bresciana, 1976, pp. 189-209; Itinerario di Brescia neoclassica, 1797-1859, catalogo della mostra “Il mito del decoro privato, architettura neoclassica a Brescia, 1797-1859”, a cura di Francesco Amendolagine, Centro Di, Firenze 1979, p. 176; Le alternative del Barocco. Architettura e condizione urbana a Brescia nella prima metà del Settecento, catalogo della mostra, Grafo edizioni, Brescia 1981, pp. 79-80, 135-137, 222-224; Livia Vannini, Brescia nella storia e nell’arte, Società Editrice Vannini, Brescia 1986 (Prima ed. 1971), pp. 268-270; Renata Massa, Per una storia di Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza, in R. Massa (a cura di), Palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza e oratorio di San Carlino, Provincia di Brescia, Assessorato alla Cultura, Quaderni 6, settembre 2003, pp. 5-20; Alessandro Brodini, Il palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza a Brescia nell’ambito dell’architettura dei palazzi di Filippo Juvarra, in Filippo Juvarra (1678-1736). Architetto in Europa, Roma 2014, Campisano Editore, pp. 133-147;

Sara Parisio, Provincia di Brescia, già Liceo Olivieri, già Istituto Tecnico Commerciale “G. Abba”, già palazzo Bargnani, già Martinengo Colleoni di Pianezza, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, pp. 277-281.


 
Indirizzo: Corso Matteotti 8, Brescia
 
Mappa: