Palazzo Fenaroli Avogadro, ora Bettoni Cazzago

Palazzo Fenaroli Avogadro, ora Bettoni Cazzago

Tra il XV e il XVIII secolo il palazzo Fenaroli Avogadro, oggi Bettoni Cazzago, vide l’avvicendarsi di diversi proprietari afferenti a nuclei di nobili famiglie bresciane e, come conseguenza dei numerosi passaggi ereditari, subì cospicue trasformazioni architettoniche, che determinano l’attuale aspetto articolato e composito della struttura. La facciata del palazzo principale mantiene i caratteri maestosi e solenni della ristrutturazione settecentesca, come il massiccio cornicione in stucco e l’andamento ritmico delle ampie finestre che scandiscono i tre livelli della struttura. Dal portico si accede allo scalone settecentesco a tre rampe con balaustra marmorea che conduce al piano nobile, la cui costruzione fu promossa dalla famiglia Fenaroli, proprietaria dell’immobile dalla fine del Seicento (Lechi 1974, p. 171).
Accanto alla struttura più antica si staglia il palazzetto ristrutturato nel corso dell’Ottocento dalla famiglia Erizzo, suddiviso su tre livelli e ricco di ornamenti decorativi architettonici, che rendono imponente la facciata principale. Una superficie lavorata a bugnato liscio caratterizza la prima infilata di finestre al pianterreno, realizzate con cornice lineare e un davanzale leggermente sporgente, sorretto da due mensole con una decorazione a foglie. Le due coppie di aperture laterali sono scandite dal portale centrale, racchiuso tra due lesene che presentano, a metà del fusto, un ornamento a bottone e che sorreggono le mensole a ricciolo, a sostegno del balcone sovrastante. Il secondo livello presenta due finestre ampie per lato, separate da una grande portafinestra centrale con timpano triangolare, corrispondente alla posizione della balconata. Al primo piano, le finestre poggiano su una cornice lineare continua, sottile e aggettante, e sono caratterizzate da due mensole a ricciolo per ciascuna, mentre, nel piano superiore, presentano una trabeazione all’antica che sovrasta la cornice e su cui poggia una decorazione fitomorfa centrale affiancata da due cavalli alati giacenti. La grande portafinestra riprende, sopra il timpano, la stessa decorazione con animali mitologici ma con una variazione di soggetto: si tratta infatti di un’anfora con elementi vegetali al centro e di due draghi laterali. L’ultimo piano, delimitato da un marcapiano massiccio, chiude la facciata con un’infilata di finestre che ripropongono la medesima foggia di quelle del primo livello.
Nonostante la presenza di due nuclei adiacenti realizzati a distanza di circa un secolo, l’accesso al palazzo è consentito dal portale dell’edificio settecentesco. Il portale, semplice e lineare, presenta un arco a tutto sesto che culmina in una chiave di volta con un ricciolo aggettante e immette in un cortile interno, creando una sorta di cannocchiale scenografico che mette in risalto la fontana situata al centro del porticato. La fontana del Nettuno, attribuita alla bottega bresciana dei Carra, diviene dunque il punto focale del cortile, delimitato da un porticato che, da una parte, fu riadattato secondo forme architettoniche ottocentesche e, dall’altra, mantiene invece le colonne toscane settecentesche sormontate da una serie di finestre e una slanciata e raffinata baltresca.
L’ampio scalone, ornato da due opere su tela di Andrea Celesti, provenienti villa Bettoni Cazzago situata a Bogliaco sul Garda, immette al piano nobile, che ospita quattro sale decorate nel corso del Settecento e un grande salone di rappresentanza.
Il pianerottolo del piano nobile permette di accedere alla zona occidentale dell’edificio corrispondente per dimensione al porticato sottostante, dove sono situate l’alcova e una serie di stanze secondarie, oggi adibite alla funzione di studio privato; la zona orientale della struttura è invece composta da un grande salone di rappresentanza e da quattro sale decorate di più modeste dimensioni; la sala verde e la sala da pranzo, riadattate nel corso del Settecento, sono adiacenti alla sala di Napoleone e alla sala dei Cesari, ristrutturate in età napoleonica e decorate con due tele da soffitto di mano di Sebastiano Ricci.
Il secondo piano presenta un’infilata di ambienti secondari, tra cui spiccano la biblioteca e il salottino con il soffitto ligneo dipinto, le cui decorazioni sono riconducibili all’epoca tardobarocca.

Giulia Adami

 
Bibliografia:

Fausto Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Vol. 3: Il Cinquecento nella città, Edizioni di Storia Bresciana, 1974, pp. 160-172; Rodolfo Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, 1981, p. 270; Bruno Passamani, Andrea Celesti, in Brescia pittorica 1700-1760: l’immagine del sacro, catalogo della mostra, Brescia, 1981, p. 32-38; Rodolfo Pallucchini, Un appunto per il “luminismo” del Celesti, in “Arte Veneta”, XXXVI, Venezia, 1982, pp. 225-227; Valerio Terraroli, La decorazione pittorica di villa Bettoni-Cazzago a Bogliaco del Garda attraverso una “guida” ottocentesca, in “Arte Veneta, XXXIX, Venezia, 1985, pp. 157-162; Valerio Terraroli, Sebastiano Ricci a Brescia, in “Artes”, n. 13, 2005-2007, pp. 165-174.

Giulia Adami, Palazzo Bettoni Cazzago, già Fenaroli Avogadro, in Stefania Cretella (a cura di), Miti e altre storie. La grande decorazione a Brescia. 1680-1830, Grafo, Brescia 2020, pp. 117-119.


 
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