Abitazione di Plinio Ghirardini in via Bernardo Canal

Abitazione di Plinio Ghirardini in via Bernardo Canal




Città:
Mantova

Provenienza:
Mantova, abitazione di Plinio Ghirardini in via Bernardo Canal (fino al 1924); Mantova, palazzo Ducale (dal 1924)

Autore:
Artista mantovano

Titolo:

Veduta di Gerusalemme

Tecnica e misure:
pittura murale montata su alveolare, 145x146,9 cm

Ubicazione:
Museo di Palazzo Ducale

Inventario:
inv. generale 11457; inv. statale 369

Restauri:

1924 stacco dell’opera
1924 restauro di Arturo Raffaldini;
1972 restauro di Assirto Coffani (ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546);
1994 restauro di Marcello Castrichini

Il frammento (fig.1) venne strappato nel 1924 da un’abitazione privata sita in via Bernardo Canal a Mantova per volere del proprietario, Plinio Ghirardini, che lo stesso anno ne fece dono al Palazzo Ducale (Anonimo 1924, p. 16); come riportato su Il Bollettino d’Arte dell’anno seguente, l’affresco venne immediatamente riconosciuto come una Veduta di Gerusalemme, soggetto confermato poi dalle inventariazioni successive, che riferirono la medesima iconografia (Anonimo 1925, p. 478; Pacchioni 1930, p. 73; Ozzola 1949, n. 9; Ozzola 1953, n. 9).
Datato variamente alla fine del XV secolo (si vedano soprattutto Ozzola 1949 e 1953, n. 9; Marani 1971, p. 361) e creduto erroneamente della cerchia di Pisanello da Cicinelli e Castrichini (Cicinelli 1995, p. 59; Castrichini 1996, p. 52), il frammento fu oggetto di un’approfondita analisi condotta da Clifford Brown nel 1984 nell’ambito della decorazione parietale a Mantova all’inizio del Cinquecento; lo studioso concludeva che la pittura fosse da ricondurre ad una mano locale operante nel secondo decennio del secolo, avendo individuato, peraltro, la fonte iconografica sottesa alla rappresentazione gerosolimitana – riconosciuta nella pianta disegnata da Erhard Reuwich di Utrecht e pubblicata nella Civitas Iherusalem edita a Magonza nel 1486 da Bernhard von Breydenbach (Brown 1984).
Lo stesso Brown suggeriva, sulla base di coeve rappresentazioni topografiche ad affresco e confrontando la pittura con le proporzioni della fonte iconografica, che la pittura dovesse appartenere ad una decorazione ben più ampia, larga circa quattro metri e mezzo (Brown 1984, p. 43); in effetti, il lacerto riporta soltanto una porzione della veduta della Città Santa, illustrata nella sua parte ad ovest rispetto al Monte del Tempio; ben visibili sono gli edifici a sinistra rispetto alla piscina di Betzaeta e la Cappella dei Franchi, sulla destra rispetto al Santo Sepolcro (quest’ultimo non individuabile), mentre appaiono frammentari tutti gli edifici oltre la porta di Santo Stefano, compreso il sito dell’Assunzione della Vergine.
Il lacerto di pittura murale, trasferito su tela immediatamente dopo lo strappo (Brown 1984, p. 35), presenta tutt’ora diverse lacune, derivate probabilmente in parte dalla stessa operazione di stacco eseguita nel 1924; Marcello Castrichini, riportando alcune osservazioni in una pubblicazione del 1996 in riferimento al restauro eseguito due anni prima, riferiva che «l’opera è stata oggetto di strappo del colore che ne ha particolarmente danneggiato, e reso molto sottile, la pellicola pittorica» e che «malgrado lo stato di degrado, si legge con chiarezza la tecnica esecutiva dell’intonaco, la cui superficie è perfettamente levigata mediante l’apposizione di uno strato di colletta di calce o Bianco San Giovanni, qui usato anche come colore di fondo sul quale è stata delineata la città e campagna circostante con colore nero e lumeggiature rosse» (Castrichini 1996, p. 52).
Osservando una fotografia storica risalente al 1970, è possibile constatare la grande precarietà conservativa con cui si presentava il lacerto (fig. 2); in effetti, la pellicola pittorica fu in parte consolidata dal restauro condotto da Assirto Coffani nel 1972, in occasione del quale gli operatori riportarono il frammento su un telaio rigido in metallo, più resistente rispetto alla tela, e provvidero a pulire la superficie pittorica e a risarcire alcune delle lacune più ingenti, come si evince dalla coeva fattura inviata alla Soprintendenza alle Gallerie di Mantova (doc. 2) (fig. 3).
Il restauro di Castrichini del 1994 ci consegna l’aspetto attuale del lacerto, ulteriormente liberato da tutte le materie estranee causa di deterioramento e risarcito in alcuni dettagli, permettendo di riacquisire la leggibilità originaria dell’immagine (figg. 4-5).

Elisa Perina



Documenti:

Doc.1
Mantova, 14 maggio 1970. Perizia di spesa preventiva firmata dal Soprintendente Giovanni Paccagnini

Gli affreschi sopra elencati furono rimossi nella seconda metà del secolo scorso, o all’inizio di questo, da chiese ed edifici mantovani, demoliti o trasformati, e dall’interno del Palazzo Ducale. Si tratta di opere che hanno un notevole interesse per la storia della pittura murale a Mantova nei secoli XV e XVI, il cui stato di conservazione è però assai precario. Gli affreschi si presentano infatti con la superficie pittorica alterata da muffe e salnitro e in vaste zone anche sollevata dal suo supporto. È pertanto indispensabile eliminare dai predetti affreschi tutte le materie estranee che provocano il progressivo deterioramento e infine applicare i medesimi su supporti rigidi in metallo leggero, appositamente studiati per la conservazione degli affreschi staccati.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546

Doc. 2
Mantova, 15 gennaio 1972. Fattura inviata da Assirto Coffani alla Soprintendenza alle Gallerie di Mantova

MANTOVA – Museo del Palazzo Ducale:
Restauro dei seguenti affreschi e frammenti di affreschi staccati:
[…]
– Veduta della città di Gerusalemme, affresco del sec. XV, donato al Museo nel 1924; m.1,40 x 1.30.
[…]
Operazioni eseguite: consolidamento degli affreschi, pulitura della superficie pittorica con eliminazione di ogni materia estranea, intonazione delle lacune, rimozione dei vecchi supporti in tela applicati su telai in legno e riporto su telai rigidi in metallo leggero.
Spesa complessiva: L. 2.800.000.
ASoMn, anno finanziario 1971, Spese per il restauro, pos. 3 rend., Cap. 2546



Bibliografia:

(Anonimo) La Voce di Mantova, 16 maggio 1924, p. 2; Anonimo, Doni, in «Bollettino d’arte», IV, X, 1925, p. 478; G. Pacchioni, A. Pacchioni, Mantova, Bergamo 1930; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 210 illustrazioni, Cremona, 1949; L. Ozzola, La Galleria di Mantova. Palazzo Ducale. Con 212 illustrazioni, Mantova 1953; E. Marani, Vie e piazze di Mantova (analisi di un centro storico), in “Civiltà Mantovana”, 29, 1971, pp. 359-363.



Elenco immagini:

1. L’opera nell’attuale stato di conservazione.


 

2. La Veduta di Gerusalemme prima del restauro del 1971.


 

3. La Veduta di Gerusalemme dopo il restauro del 1971.


 

4. La Veduta di Gerusalemme dopo il restauro del 1994, nella pubblicazione di Aldo Cicinelli (1995).


 

5. La Veduta di Gerusalemme dopo il restauro del 1994.